LA GIOVANE AVVOCATURA DISERTA IL CONGRESSO NAZIONALE:NON
RICONOSCIAMO L'O.U.A.
GIOVANI LEGALI ITALIANI
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“IL
CONGRESSO NAZIONALE FORENSE E’ ORMAI NEI FATTI SOLO
L’ASSISE DELL’AVVOCATURA CASSAZIONISTA”
“Per
i Giovani Legali Italiani e’ ora di prendere atto che il
Congresso Nazionale Forense che si apre oggi a Milano è
diventato nei fatti rappresentativo solo di una parte della
classe forense, ovvero dell’Avvocatura Cassazionista.
Con
l’assenza dell’A.N.P.A., ovvero dell’unica
associazione nazionale forense rappresentata da un Avvocato
giovane, ovvero non Patrocinante in Cassazione,
quest’assise nazionale manca colpevolmente della
componente giovanile dell’avvocatura.
Vi
è ormai il rischio incombente di un aggravarsi dello
scontro generazionale all’interno dell’avvocatura che è
già evidente sul fronte delle tariffe professionali.
I
Praticanti ed i Giovani Avvocati auspicano che quest’
assise almeno serva a porre la parola fine a
quell’esperienza fallimentare rappresentata
dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura che – a
dispetto del nome – ha contribuito nei fatti a far sì che
altre importantissime componenti associazionistiche della
classe forense, come l’Unione Camere Penali Italiane,
continuassero a disertare il Congresso”
IL SOLE 24 ORE
AVVOCATI/
Inaugurato a Milano il Congresso nazionale forense chiamato
alle riforme «possibili»
Per
i legali obiettivo rilancio
Aperture
sull' esercizio in società e sulle conciliazioni
MILANO.
Per una volta saranno
gli avvocati a tentare di rispondere a interrogativi del tipo:
ma come mai alla fine della legislatura quella che è
considerata una delle più potenti lobby trasversali in
Parlamento non è riuscita a risolvere in maniera
soddisfacente nessuno dei problemi che affliggono la
categoria? O. ancora, se è vero che l'Albo ha rappresentato
una forma di ammortizzatore sociale, come si può pensare a
una riforma efficace dell'ordinamento professionale che non
faccia apparire anche l’avvocatura tra gli ostacoli alla
modernizzazione del Paese? Tutte domande cui è chiamato a
rispondere il Congresso nazionale forense che si è aperto
ieri a Milano. L'appuntamento, che sarà replicato a Roma in
giugno, rappresenta un punto di riferimento fondamentale per
capire su quali binari potrà essere riformata la
professione.Non solo. Già ieri, dai primi interventi dei
protagonisti, in larghissima parte appartenenti al mondo
forense (ma oggi è previsto intervento del Ministro della
Giustizia, Roberto Castelli, e del sottosegretario
all'Economia Michele Vietti) sono apparse chiare le due linee
di marcia sulle quali ~ chiamato a muoversi il congresso. Da
una parte la riflessione su sè stessi, con )'inevitabile
riproporsi delle diverse scuole di pensiero sulle forme della
rappresentanza politica dell'avvocatura (proprio ieri
l'Anpa ha sottolineato la questione generazionale, osservando
come il congresso ormai rappresenti solo una parte della
classe forense, essendone esclusa tutta la giovane avvocatura),
ma anche con la promessa di arrivare a una sintesi unitaria su
temi crociati, come il percorso di formazione o le modalità
di esercizio della professione; dall'altro le risposte che
l'avvocatura è chiamata a dare alla crisi della giustizia.Una
crisi che ha dati forse più allarmanti di quelli ufficiali
proposti dal ministero (su questo punto l'Oua ha promesso
entro domenica un'operazione verità) e che, in ogni caso,
vede l'Italia sotto osservazione in Europa, al punto che, alla
fine del mese, dovrebbe essere presa una decisione da parte
del comitato dei ministri del Consiglio d'Europa
sull'istituzione nel nostro Paese di una commissione
internazionale per verificare situazione e miglioramenti.
Problemi che non sono stati nascosti dalle prime dichiarazioni
di Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, e
di Michelina Grillo, presidente dell'Organismo unitario
dell'avvocatura. Alpa ha lanciato la necessità di trovare un
accordo pragmatico sulle cose da fare evitando un ripiegamento
su sestessi e ha riproposto la causa di arbitrati, ma
soprattutto delle conciliazioni,come strumenti adatti a fare
uscire il processo civile dalle secche in cui da tempo è
arenato. Conciliazioni che vedono l'Italia come fanalino di
coda rispetto ad altri Paesi anche perché solo da poco tempo
sono state considerate uno strumento effettivamente
praticabile soprattutto nelle piccole controversie.Grillo, da
parte sua, ha chiamato tutta l'avvocatura a un impegno di
cambiamento che possa incidere anche su alcuni tabù come
l'esercizio in forma collettiva della professione legale, con
l'esclusione assoluta,però, dei soci di capitali. Maurizio De
Tilla, presidente della Cassa forense, ha promesso di fare
chiarezza sul paradosso per cui a fronte di circa 170.000
iscritti all'Albo, sono poi solo 115,000 i professionisti
aderenti alla Cassa,Una prova del fatto che a svolgere
effettivamente ed esclusivamente la professione non è la
totalità degli avvocati.A testimoniare poi ulteriormente la
fase di passaggio in cui si sta svolgendo il congresso è
arrivata ieri la notizia che il Cnf ha preso posizione per
denunciare l’ipotesi di inserire nella legge di conversione
del decreto legge 203/2005 norme che consentano ai dottori
commercialisti di assumere la difesa del cittadino davanti
alla Corte di cassazione «per l'abnormità di tale ipotesi e
per i danni che essa recherebbe ai diritti dei cittadini».
GIOVANNI
NEGRI
11/11/2005