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[27 maggio 2004]


INTERVISTA SUL MENSILE IN-GUSTIZIA

Opposizione al Decreto Castelli, adesione allo sciopero indetto dalle Camere Penali

IL PRESENTE ED IL FUTURO DELL'AVVOCATURA ITALIANA

A pochi giorni dal V Congresso Nazionale dell' Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati, il Presidente Gaetano Romano descrive le esigenze e le prospettive delle "nuove leve":dalla riforma dell'accesso alla professione ai modelli di rappresentanza unitaria dell'avvocatura.


Due giorni di riflessione a Parma con i vertici nazionali della Giustizia ed i rappresentanti di categoria hanno segnato il V Congresso Nazionale dell'Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati, in cui si è verificata una sostanziale conferma per l'attuale dirigenza. Il Presidente Gaetano Romano ha identificato nella riforma dell'accesso alla professione uno dei temi prioritari dell'associazione, ma non mancano "battaglie" più generali come quelle in tema di riforma dell'ordinamento giudiziario, con l'adesione allo sciopero programmato dall'Unione Camere Penali Italiane.

Presidente, quali sono i principali problemi della categoria emersi in occasione del recente congresso nazionale?


Durante il nostro V Congresso Nazionale a Parma abbiamo dovuto ,nostro malgrado, constatare come si sia col tempo sempre più ristretta quella che noi dell'A.N.P.A. chiamiamo "agibilità professionale", ovvero il corredo degli strumenti attraverso cui il giovane legale può fattivamente esercitare la professione.Mi riferisco nella fattispecie alle nuove leggi sul gratuito patrocinio e sulla difesa d'ufficio che impediscono un vero e proprio "accesso alla professione", determinando a mio parere un "decesso della professione" almeno per i giovani avvocati.
Cosa proponete in tema di accesso alla professione forense?
Innanzitutto un controllo scevro da indulgenze di alcun tipo nei confronti dei praticanti fittizi, sì da vedere sgonfiare i corrispondenti registri di almeno 20-25.000 tirocinanti fasulli. L'impossibilità per chiunque di essere iscritto all'albo professionale (quindi anche per i magistrati, professori universitari, notai etc) senza avere sostenuto l'esame di avvocato. E' altresì indefettibile una disciplina transitoria che permetta di depotenziare gli ultimi effetti nefasti del Decreto Castelli, attraverso un esame agevolato per tutti (per capirci quello previsto nella proposta di legge del C.N.F. sull' ordinamento forense), sia chi ha frequentato le scuole di specializzazione sia quelle forensi, sia chi ha svolto la pratica forense tout court.


Se le vostre proposte non dovessero essere accolte, come reagireste?


L'Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati ha dimostrato in quasi dieci anni di attività il proprio peso politico in particolare in due episodi distanti nel tempo, ma largamente esemplificativi: nella metà degli anni 90 quando bloccammo il famigerato Disegno di legge Mirone in tema di esami forensi con un referendum interno all'avvocatura- fortemente patrocinato dall'A.N.P.A.- che diede un risultato disastroso per il solerte deputato catanese.Il secondo caso riguarda il succitato Decreto Castelli in tema di esami di avvocato. L'A.N.P.A. ha contestato,com'è noto, fin dall'inizio, l'utilizzazione della decretazione d'urgenza, non potendovi essere un'urgenza su una questione di cui si parlava da più di dieci anni. Per questo motivo abbiamo definito il Decreto Legge Castelli un provvedimento inopportuno nel merito, incostituzionale nelle forme e suicida dal punto di vista politico.Queste sono state le parole che abbiamo utilizzato sia al Convegno del C.N.F. di Arezzo, sia durante la nostra "hearing" in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati. Tra lo stupore generale siamo riusciti, soli contro tutti, ad obbligare il Decreto Castelli ad una vera e propria cura dimagrante, tale da renderlo irriconoscibile rispetto alla primaria formulazione.Secondo il calcolo che ,il noto giornalista Dott. Antonio Galdo, ha riportato sulla versione on line del numero di Panorama del 19.05.2003, il pacchetto di voti "a rischio" nella questione afferente l' accesso alla professione forense, si aggira attorno alle centomila unità, senza contare gli studenti in giurisprudenza.Il Governo in carica rischia una debacle elettorale già dalle prossime europee ,se non depotenzierà gli effetti di quell' errore politico che si è poi trasformato in un orrore giuridico costituzionale.


Un altro punto sul quale si gioca il futuro dell'avvocatura è quello della formazione. Qual è la linea dell'ANPA in materia?


L'A.N.P.A. ritiene la pratica forense debba diventare il primo tassello di un sistema di formazione ed aggiornamento continuo che deve presiedere permanentemente alla professione legale, sempre più volta verso la specializzazione.In tal senso riteniamo che le giovani leve siano maggiormente pronte al confronto con i Colleghi Europei rispetto agli avvocati più anziani quanto ad utilizzo degli strumenti informatici,di frequenze di master e corsi di perfezionamento oltre che la conoscenza delle lingue straniere. In tal senso credo che il Centro di Formazione ed Aggiornamento del C.N.F. coordinato dal VicePresidente Avv. Mariani Marini abbia svolto un importante ruolo su questo tema.


Per quanto riguarda l'adozione di nuove tecnologie sia negli studi professionali che negli uffici pubblici, quali sono le priorità?


Abbiamo condiviso appieno le modifiche operate all'art. 17 del Codice Deontologico in tema di utilizzo dei siti web e della consulenza on-line; riteniamo che,con l'evoluzione del mondo tecnologico l'avvocato se vuole essere competitivo sul mercato debba rinnovarsi continuamente per rispondere a tali contingenti esigenze.Bisognerebbe diffondere maggiormente l'uso della crittografia e della chiave elettronica privata tra gli avvocati, oltre che dare finalmente il via al processo telematico.Ci preoccupa fortemente altresì l'orientamento del Governo in ordine ai recentissimi oneri riconnessi agli avvocati in tema di privacy all'interno degli studi legali, ma ci rassicura la già dichiarata volontà di dimostrare -da parte del Pres. Danovi- l'eccessività della pena riconnessa alle violazioni in tema.


A proposito di <<futuro degli avvocati>>, quale modello di rappresentanza della categoria reputa più efficace?


Come A.N.P.A. abbiamo sempre declinato l'ipotesi di supportare un modello di rappresentanza dis-unitaria quale l' attuale O.U.A. Noi siamo molto orgogliosi della nostra indipendenza e della nostra forza politica che verrebbe conculcata in una struttura fortemente accentrata come quella esistente. I 60.000 praticanti e i giovani avvocati con meno di 6 anni di anzianità professionale riuniti nell'A.N.P.A. non hanno mai nascosto la predilezione per un modello di rappresentanza unitaria riformato in senso confederale, o in subordine federale - delle associazioni nazionali maggiormente rappresentative.Questo nuovo organismo non potrà fare a meno dell'U.C.P.I., che l'A.N.P.A. considera il vero baluardo della politica forense e che dovrà rivestire un ruolo centrale all'interno della nuova struttura. L'ultima dimostrazione della indiscussa capacità dell'Unione Camere Penali Italiane di sapere tradurre fedelmente le reali istanze dell'avvocatura italiana si è avuta con il condivisibile rifiuto ,da parte dei penalisti, di ratificare una "pseudoriforma al ribasso" dell'ordinamento giudiziario, quale quella che si profila in questi giorni.In questo senso l'Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati aderirà alla 6 giorni di sciopero indetta dall'U.C.P.I. in tema - "senza se e senza ma" - essendo la richiesta della separazione delle carriere una delle nostre mozioni congressuali approvate a Parma.