INTERVISTA SUL MENSILE IN-GUSTIZIA
Opposizione al Decreto Castelli,
adesione allo sciopero indetto dalle Camere Penali
IL PRESENTE ED IL FUTURO
DELL'AVVOCATURA ITALIANA
A pochi giorni dal V Congresso
Nazionale dell' Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati,
il Presidente Gaetano Romano descrive le esigenze e le prospettive
delle "nuove leve":dalla riforma dell'accesso
alla professione ai modelli di rappresentanza unitaria dell'avvocatura.
Due giorni di riflessione a Parma con i vertici
nazionali della Giustizia ed i rappresentanti di categoria
hanno segnato il V Congresso Nazionale dell'Associazione
Nazionale Praticanti e Avvocati, in cui si è verificata
una sostanziale conferma per l'attuale dirigenza. Il Presidente
Gaetano Romano ha identificato nella riforma dell'accesso
alla professione uno dei temi prioritari dell'associazione,
ma non mancano "battaglie" più generali
come quelle in tema di riforma dell'ordinamento giudiziario,
con l'adesione allo sciopero programmato dall'Unione Camere
Penali Italiane.
Presidente, quali sono i principali problemi
della categoria emersi in occasione del recente congresso
nazionale?
Durante il nostro V Congresso Nazionale a Parma abbiamo
dovuto ,nostro malgrado, constatare come si sia col tempo
sempre più ristretta quella che noi dell'A.N.P.A.
chiamiamo "agibilità professionale", ovvero
il corredo degli strumenti attraverso cui il giovane legale
può fattivamente esercitare la professione.Mi riferisco
nella fattispecie alle nuove leggi sul gratuito patrocinio
e sulla difesa d'ufficio che impediscono un vero e proprio
"accesso alla professione", determinando a mio
parere un "decesso della professione" almeno per
i giovani avvocati.
Cosa proponete in tema di accesso alla professione forense?
Innanzitutto un controllo scevro da indulgenze di alcun
tipo nei confronti dei praticanti fittizi, sì da
vedere sgonfiare i corrispondenti registri di almeno 20-25.000
tirocinanti fasulli. L'impossibilità per chiunque
di essere iscritto all'albo professionale (quindi anche
per i magistrati, professori universitari, notai etc) senza
avere sostenuto l'esame di avvocato. E' altresì indefettibile
una disciplina transitoria che permetta di depotenziare
gli ultimi effetti nefasti del Decreto Castelli, attraverso
un esame agevolato per tutti (per capirci quello previsto
nella proposta di legge del C.N.F. sull' ordinamento forense),
sia chi ha frequentato le scuole di specializzazione sia
quelle forensi, sia chi ha svolto la pratica forense tout
court.
Se le vostre proposte non dovessero essere accolte, come
reagireste?
L'Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati ha dimostrato
in quasi dieci anni di attività il proprio peso politico
in particolare in due episodi distanti nel tempo, ma largamente
esemplificativi: nella metà degli anni 90 quando
bloccammo il famigerato Disegno di legge Mirone in tema
di esami forensi con un referendum interno all'avvocatura-
fortemente patrocinato dall'A.N.P.A.- che diede un risultato
disastroso per il solerte deputato catanese.Il secondo caso
riguarda il succitato Decreto Castelli in tema di esami
di avvocato. L'A.N.P.A. ha contestato,com'è noto,
fin dall'inizio, l'utilizzazione della decretazione d'urgenza,
non potendovi essere un'urgenza su una questione di cui
si parlava da più di dieci anni. Per questo motivo
abbiamo definito il Decreto Legge Castelli un provvedimento
inopportuno nel merito, incostituzionale nelle forme e suicida
dal punto di vista politico.Queste sono state le parole
che abbiamo utilizzato sia al Convegno del C.N.F. di Arezzo,
sia durante la nostra "hearing" in Commissione
Giustizia alla Camera dei Deputati. Tra lo stupore generale
siamo riusciti, soli contro tutti, ad obbligare il Decreto
Castelli ad una vera e propria cura dimagrante, tale da
renderlo irriconoscibile rispetto alla primaria formulazione.Secondo
il calcolo che ,il noto giornalista Dott. Antonio Galdo,
ha riportato sulla versione on line del numero di Panorama
del 19.05.2003, il pacchetto di voti "a rischio"
nella questione afferente l' accesso alla professione forense,
si aggira attorno alle centomila unità, senza contare
gli studenti in giurisprudenza.Il Governo in carica rischia
una debacle elettorale già dalle prossime europee
,se non depotenzierà gli effetti di quell' errore
politico che si è poi trasformato in un orrore giuridico
costituzionale.
Un altro punto sul quale si gioca il futuro dell'avvocatura
è quello della formazione. Qual è la linea
dell'ANPA in materia?
L'A.N.P.A. ritiene la pratica forense debba diventare il
primo tassello di un sistema di formazione ed aggiornamento
continuo che deve presiedere permanentemente alla professione
legale, sempre più volta verso la specializzazione.In
tal senso riteniamo che le giovani leve siano maggiormente
pronte al confronto con i Colleghi Europei rispetto agli
avvocati più anziani quanto ad utilizzo degli strumenti
informatici,di frequenze di master e corsi di perfezionamento
oltre che la conoscenza delle lingue straniere. In tal senso
credo che il Centro di Formazione ed Aggiornamento del C.N.F.
coordinato dal VicePresidente Avv. Mariani Marini abbia
svolto un importante ruolo su questo tema.
Per quanto riguarda l'adozione di nuove tecnologie sia
negli studi professionali che negli uffici pubblici, quali
sono le priorità?
Abbiamo condiviso appieno le modifiche operate all'art.
17 del Codice Deontologico in tema di utilizzo dei siti
web e della consulenza on-line; riteniamo che,con l'evoluzione
del mondo tecnologico l'avvocato se vuole essere competitivo
sul mercato debba rinnovarsi continuamente per rispondere
a tali contingenti esigenze.Bisognerebbe diffondere maggiormente
l'uso della crittografia e della chiave elettronica privata
tra gli avvocati, oltre che dare finalmente il via al processo
telematico.Ci preoccupa fortemente altresì l'orientamento
del Governo in ordine ai recentissimi oneri riconnessi agli
avvocati in tema di privacy all'interno degli studi legali,
ma ci rassicura la già dichiarata volontà
di dimostrare -da parte del Pres. Danovi- l'eccessività
della pena riconnessa alle violazioni in tema.
A proposito di <<futuro degli avvocati>>,
quale modello di rappresentanza della categoria reputa più
efficace?
Come A.N.P.A. abbiamo sempre declinato l'ipotesi di supportare
un modello di rappresentanza dis-unitaria quale l' attuale
O.U.A. Noi siamo molto orgogliosi della nostra indipendenza
e della nostra forza politica che verrebbe conculcata in
una struttura fortemente accentrata come quella esistente.
I 60.000 praticanti e i giovani avvocati con meno di 6 anni
di anzianità professionale riuniti nell'A.N.P.A.
non hanno mai nascosto la predilezione per un modello di
rappresentanza unitaria riformato in senso confederale,
o in subordine federale - delle associazioni nazionali maggiormente
rappresentative.Questo nuovo organismo non potrà
fare a meno dell'U.C.P.I., che l'A.N.P.A. considera il vero
baluardo della politica forense e che dovrà rivestire
un ruolo centrale all'interno della nuova struttura. L'ultima
dimostrazione della indiscussa capacità dell'Unione
Camere Penali Italiane di sapere tradurre fedelmente le
reali istanze dell'avvocatura italiana si è avuta
con il condivisibile rifiuto ,da parte dei penalisti, di
ratificare una "pseudoriforma al ribasso" dell'ordinamento
giudiziario, quale quella che si profila in questi giorni.In
questo senso l'Associazione Nazionale Praticanti e Avvocati
aderirà alla 6 giorni di sciopero indetta dall'U.C.P.I.
in tema - "senza se e senza ma" - essendo la richiesta
della separazione delle carriere una delle nostre mozioni
congressuali approvate a Parma.